Il Gelso di Valentina

Valentina Facen

Mi chiamo Valentina Facen e, da piccola, passavo parecchi pomeriggi giocando sotto a un gelso vicino casa, un gelso che ricordo come enorme e che ogni estate ci donava i suoi dolcissimi frutti.

Un giorno quel gelso è stato sradicato ed al suo posto è sorta una villetta. Si è trattato per me di vero e proprio trauma, che mi ha fatto capire precocemente come l’uomo si comporti in maniera predatoria nei confronti di piante e animali. Quando ho deciso di avviare un’azienda agricola, l’ho voluta chiamare Il Gelso di Valentina e ho piantato appunto un gelso, a simboleggiare la Vision dell’azienda: aiutare me e gli altri a guardare la natura con occhi diversi, non considerandola più qualcosa da sfruttare e da distruggere, ma una Madre da conoscere e da proteggere.

Ma non sono l’unica ad anelare ad uno stile di vita più vicino alla Natura: c’è, per esempio, sempre più diffidenza verso il cibo industriale, a causa del timore dei residui di pesticidi, della presenza di conservanti e coloranti chimici. Inoltre molti dei prodotti che si trovano nei supermercati, hanno delle caratteristiche organolettiche inferiori rispetto a quelli dei produttori locali. Aumentano poi le preoccupazioni per l’ambiente e c’è una maggior consapevolezza critica verso l’uso di fitofarmaci e diserbanti; come anche verso l’uso degli imballaggi, che si riscontra soprattutto nella grande distribuzione. Soffriamo infine sempre di più lo stress, la mancanza di tempo, l’iperstimolazione, il dover essere sempre “performanti”; e sentiamo la mancanza della tranquillità che infondono piante e animali. Lo stare a contatto prolungato con oggetti senza vita come computer, strumenti tecnologici, macchine, tessuti sintetici, materiali plastici, ci fa provare la nostalgia del toccare e odorare cose vive. Siamo sempre più soli e si ricerca inconsciamente quello che Romain Rolland chiamò “sensazione oceanica”: il sentirsi tutt’uno con il Creato.
Ho deciso perciò di partecipare al progetto Enrosadira, che mi ha fornito conoscenze, strumenti e stimoli utili ad avviare il mio sogno: quello di un’azienda sostenibile dal punto di vista ambientale, economico e sociale.

Per sostenibilità ambientale intendo coltivare secondo il metodo biologico e rigenerativo; scegliere semi antichi e tipici, che si adattano bene alle condizioni locali e necessitano di meno trattamenti; fare un’apicoltura rispettosa del benessere delle api e che promuova la biodiversità, invece di combatterla; valorizzare le erbe spontanee, così da rispettare l’equilibrio dell’ecosistema.

Sostenibilità economica, in un’agricoltura di montagna su piccola scala, significa coltivare piante differenti che abbiano produzioni scalari, in modo da sopperire meglio alle avversità climatiche e così da ottenere una produzione il più possibile dilazionata durante l’arco dell’anno; l’utilizzo delle erbe spontanee, inoltre, garantisce la sicurezza del raccolto; mentre in apicoltura è necessario imparare ad essere previdenti nei confronti dei cambiamenti climatici, lasciando più scorte di miele alle api e coltivando piante mellifere. La sostenibilità sociale, infine, è coinvolgimento del cliente, che viene reso consapevole delle fatiche e dei rischi del contadino e partecipe delle sue gioie. Al cliente vorrei spiegare come scegliere, cucinare e conservare cibo sano e nutriente e (perché no?) anche come coltivarlo da sé; vorrei insegnargli a riconoscere ed utilizzare le piante dei nostri prati e a ridurre il proprio impatto ambientale, per garantirsi e garantirci un futuro degno di essere vissuto.

Valentina Facen